giovedì 31 dicembre 2015

Buona fine...


Visto la scarsa riuscita della mia sfida "libracea" del 2015, ci riprovo con l'anno nuovo.
Questa volta ho trovato una lista con "le lettere dell'alfabeto", forse più corta ma andrà meglio considerando che oltre alla lista, come l'anno scorso, leggerò i libri del secondo anno degli incontri di lettura, che sono ricominciati e a cui partecipo ancora!! Lavoro permettendo, naturalmente.


Mi auguro, e mi impegnerò con tutta me stessa, di fare ciò che più mi piace, il più possibile, tornerò in palestra, viaggerò di più e, se fosse necessario, viaggerò da sola, esperienza che comunque vorrei fare, e cercherò di fare ciò che voglio in quelle occasioni che se assecondassi le persone mi farebbero diventare lamentosa. E sì, proviamo a lamentarci di meno e ad essere più positiveee!

Buon inizio!

giovedì 26 novembre 2015

Cremonini #2

E' passato circa un anno dalla prima volta, e Martedì 24 Novembre, alle 19 mi ritrovo a scaldare un tergicristalli appannato, che mi consentirà di raggiungere, nel giro di una trentina di minuti, il PalaOlimpia, palasport di Verona.
Ad attendermi, anche se, a dire il vero, sarò io, insieme ad altre centinaia di persone, ad attendere il momento in cui comparirà davanti e ci delizierà occhi, orecchie, cuore e mente.

Una volta arrivata al posto e varcata la soglia, l'attesa (poco più di un'ora) sembra infinita e la gioia cresce dentro.
Qualche minuto dopo le 21 parte "Cercando Camilla" canzone interamente strumentale, tutti lo cercano con gli occhi, lo attendono arrivare su dalle scalette che ci sono affianco al palco e invece...esce da una botola, situata alla fine del palco, in mezzo al pubblico. Grandissimo Cesare, sempre pronto a stupire, e sempre con grande, infinito successo.
Le canzoni si susseguono una dopo l'altra, il "nostro" cantante è inesauribile, fa uno spettacolo eccezionale. Unica nota dolente, per me, la mancata esecuzione, anche questa volta, di Vorrei, una delle primissime canzoni, forse addirittura la prima, che ho cucito nel mio cuore, nella mia mente, nella mia pelle.


Le emozioni che fa provare ad ogni nota, ad ogni parola, ad ogni canzone, si trasformano in brividi sulla pelle. Questo talento innato, la genuinità di una persona che non si pone su un piedistallo solo perché la vita gli ha fatto dono di questo e lui lo ha saputo utilizzare e farlo crescere in modo trasparente. 
L'unica cosa di cui mi dispiaccio è il non aver immortalato digitalmente alcuni momenti che rimarranno comunque vivi dentro di me!!!
Dopo due ore di concerto e "chiacchierate" fatte tra i suoi commenti e le nostre grida, i nostri occhi, ci saluta con un altro immortale successo: Un giorno migliore.

Grandissimo Cè!!! 
Aspettando il prossimo tour...

giovedì 29 ottobre 2015

Gnocchi con ragù di melanzane

Per salutare l'estate, anche se un po' troppo in ritardo, ho deciso di usare due patate americane che avevo comprato ad inizio settimana e una melanzana che avevo in casa.
Ho quindi optato per degli gnocchi un po' diversi dal solito, risultati più dolciastri, dato le patate che ho usato, condendoli con un ragù di melanzana, che ha donato una nota amara e acida al piatto.

Ingredienti (per 2 persone):
Per gli gnocchi:
300 gr di patate americane
100 gr di farina manitoba

Per il ragù:
1 melanzana piccola
4 cucchiai di passata di pomodoro
1 cucchiaio di olio
un pizzico di sale

Iniziamo a preparare gli gnocchi, cuocendo le patate con la buccia. 
Una volta che si infilzeranno con una forchetta senza problemi, spegniamo il fuoco, le togliamo dall'acqua e le facciamo intiepidire, così da non scottarci. 
Sbucciamo le patate e le passiamo nello schiaccia patate o, in alternativa, nel passa verdure. Uniamo la farina e impastiamo fino ad avere una palla liscia, morbida ma che non appiccica. Formiamo dei salsicciotti, e tagliamo, con un coltello, gli gnocchi della grandezza che desideriamo, andando poi a deporli su di un piatto, o un piano di lavoro, leggermente infarinato in modo che non si appiccichino tra di loro mentre li lasciamo riposare un'oretta.
Intanto prepariamo il ragù: laviamo la melanzana e la tagliamo in cubetti molto piccoli. 
La lasciamo appassire in una padella con un filo di olio e quando sarà morbida aggiungeremo metà della salsa di pomodoro. Saliamo, portiamo a cottura le nostre melanzane e spegniamo.
Passata l'attesa mettiamo a bollire una pentola d'acqua salata, buttiamo i nostri gnocchi e mentre aspettiamo che vengano a galla riscaldiamo il nostro ragù aggiungendo gli altri due cucchiai di passata di pomodoro.
Scoliamo gli gnocchi, una volta venuti a galla, e li adagiamo direttamente nella padella con il ragù. Mescoliamo delicatamente e, a piacimento, spolveriamo con del lievito alimentare in scaglie (io l'ho omesso).
Buon appetito!!!

Gli gnocchi fatti in casa sono sempre buonissimi. Provate quest'alternativa agli gnocchi di patata normale, come già detto sono più dolciastri, si accompagnano bene con sughi a base di pomodoro vista l'acidità di quest'ultimo.

lunedì 26 ottobre 2015

Biscotti vegani alla mela

E' ormai stagione di mele, e avendone parecchie in casa, ho creato questa tanto semplice quanto veloce, ricettina di biscotti. Ideali per una buona merenda o una colazione ricarica batterie. 


Ingredienti (per circa 10 biscotti):
100 gr di farina manitoba
50 gr di zucchero di canna
1 cucchiaino di lievito
1 cucchiaio di olio di girasole
1 piccola mela grattugiata (non troppo fine)
Latte di soia/riso/avena (se serve, io non l'ho usato)

Iniziamo con il setacciare la farine ed il lievito, in una ciotola. Aggiungiamo lo zucchero e mescoliamo gli ingredienti secchi.
Incorporiamo l'olio e, dopo aver lavato e sbucciato la mela, privata del torsolo, andiamo a grattugiarla non troppo finemente, direttamente nell'impasto.
Ora, lavoriamo il composto con le mani, e piano piano otterremo una consistenza appiccicosa ma compatta, lavorabile comunque con le mani. 
Formiamo i nostri biscotti, facendo una pallina e poi schiacciandola, compattandola e delineando il più possibile la sua forma tondeggiante.
Posiamoli sulla placca del forno, coperta da carta forno ed inforniamo (forno preriscaldato) a 180° per 15/20 minuti.

Sfornare e gustare queste piccole mele golose.

sabato 29 agosto 2015

Vegan "cheese"cake cioccolatosa

Con gli ultimi giorni di caldo ne approfitto per un dolcino semplice, semplice e freschissimo. 
Non possiamo dire che sia una una cosa leggerissima ma..quando si parla di dolce, inteso come torta (se invece parliamo di sola frutta le cose cambiano), non si può parlare troppo di leggerezza.
Tra tutte le versioni di cheesecake che mi sono prestata a fare, credo questa sia la più buona, di sicuro la più golosa. Per gli amanti della crema spalmabile alle nocciole.

Ma bando alle ciance, passiamo alla ricetta:

Ingredienti (per una mini tortina):
4 biscotti tipo Digestive (o 5 se si vuole una base più spessa)
1 cucchiaio di margarina vegetale o burro di soia
2 cucchiai di spalmabile di soia
1 cucchiaio di crema spalmabile alla nocciola

Iniziamo sbriciolando i biscotti, nel frullatore, o per le più temerarie, come la sottoscritta, a mano, con un batticarne o qualche cosa di simile. Li riduciamo in polvere, oppure in granuli più grossetti, a seconda del nostro gusto. 
Trasferiamo i biscotti in una terrina dove li lavoreremo con la margarina (o burro di soia) ammorbidita (c'è chi la scioglie ma personalmente la lavoro meglio se è solo ammorbidita). Impastiamo fino ad avere un composto sabbioso ma umidiccio. 
Prendiamo il fondo di una tortiera, nel mio caso un coppa pasta di circa una decina di cm di diametro e con un cucchiaio formiamo la base della nostra tortina, schiacciandolo e compattandolo per benino.
Poniamo in freezer per una decina di minuti (o in frigorifero per circa mezz'ora).
Nel frattempo prepariamo la mousse che andrà sopra la nostra base.
Mettiamo il formaggio spalmabile in una ciotola, e lo mescoliamo per farlo diventare più cremoso, e solo dopo lo andremo ad amalgamare alla crema spalmabile alle nocciole in modo da formare una mousse non stucchevole, fresca e leggera (grazie al formaggio).
Non serve aggiungere zucchero vista la presenza della crema spalmabile. 
Estraiamo la nostra base, e ci mettiamo sopra la mousse, rimettiamo in freezer per circa un'ora, finché si compatterà. 

P.S.: se la si lascia in freezer per più tempo (perché magari si prepara il giorno prima), ricordatevi di estrarla in tempo per non servirla congelata.

giovedì 20 agosto 2015

"Favole al telefono" di Gianni Rodari


Un altro libro che va a far parte della Reading Challenge, un libro che ha accompagnato la mia infanzia: Favole al telefono di Gianni Rodari, 
Una raccolta di favole che il ragioniere raccontava, per telefono, alla sua bambina, ogni volta che per lavoro si trovava in altre città.


domenica 16 agosto 2015

Mac'n'Cheese

Dall'America con furore.
Ok, era dalla Cina..ma io, in questo caso, ho fatto un salto in America, precisamente in quella del Nord.
La ricetta viene attribuita a Thomas Jefferson che comprò la macchina per fare la pasta, in Italia, in un suo viaggio in Francia alla fine del 1700. Provò la ricetta finché nel 1802 non trovò quella che ora è la ricetta dei M'n'C. La ricetta apparve 22 anni dopo, nel 1824, per la prima volta in un libro di cucina americana scritto da Mary Randolph, la cugina di Jefferson.

Ed ora, dopo qualche perla sulla nascita di questa ricetta, e vistto che noi vegani mangiamo solo insalatina, passiamo alla ricetta che ovviamente ho modificato in base alla mia scelta di vita.

Ingredienti (per una pirofila quadrata ca 20 x 20):

200 gr di pasta (maccheroni oppure penne)
Salsa besciamella  (di cui vi posterò presto la ricetta)
60 gr di mozzarella di riso
Lievito alimentare in scaglie
Pangrattato

Cuocete la pasta in acqua bollente e salata, e intanto prepariamo la besciamella, a cui aggiungeremo la mozzarella di riso tagliata a cubetti. Mescoliamo finché non si sarà parzialmente sciolta.
Scoliamo la pasta al dente, e la aggiungiamo alla besciamella.
La adagiamo nella pirofila e cospargiamo di lievito e pangrattato.
Inforniamo a 200° per 15/20 minuti.

venerdì 14 agosto 2015

Ciambella vegana ai mirtilli, profumata alla cannella

Ciao a tutt*,
oggi è stato il compleanno di mio padre e..così ho deciso di preparare una torta anche se non come avrei voluto. Diciamo poi che avevo dei mirtilli: mi sono addentrata in riva all'Adige e, come ogni anno, due viti di mirtilli stavano chiamando me.. Soli e sconsolati, se ne stavano li a seccarsi, così da buona samaritana quale sono ho preso il mio cestino e mi sono messa a raccogliere quei piccoli e tondeggianti frutti blu scuro.
Poco più avanti stavano maturando delle succosissime more. Ho lasciato perdere la loro raccolta, visto che le api la facevano da padrone e io le ho lasciate fare, perché è grazie a loro che abbiamo una vasta varietà di frutta e verdura.. l'importanza delle api!!

Tornata a casa ho lavato i mirtilli e...perché non farne una torta?! E poi è giusto il compleanno di mio padre.
Così mi sono messa all'opera!

Ingredienti:
300 gr di farina manitoba
100 gr di farina di tapioca
100 ml di olio di semi
350 ml di acqua
90 gr di zucchero di canna
1 bustina di lievito
1 bicchiere di liquore alla cannella *
200 gr di mirtilli

Setacciamo le farine, assieme alla bustina di lievito, in una ciotola capiente. Aggiungiamo poi lo
zucchero e amalgamiamo bene per far si che il lievito si distribuisca.
Aggiungiamo poi gli ingredienti liquidi: l'olio, l'acqua  e, dopo aver mescolato, anche il liquore alla cannella, che darà un profumo gradevole alla nostra torta.
Quando abbiamo ottenuto un impasto denso e senza grumi ci aggiungiamo i mirtilli, staccandoli dai rametti.
Mescoliamo in modo che i mirtilli prendano spazio in tutto l'impasto e poi, imburrato lo stampo da ciambella, inforniamo, a forno preriscaldato, a 170° per 35/40 minuti.

Il giorno dopo il profumo sarà ancora più consistente!!

* il liquore è stato autoprodotto, almeno il mio.

Il punto:
Come mai nasce questa torta?
Semplice!
Stavo facendo una pastafrolla vegan, così, per cambiare ricetta e non usare margarina guardo su internet.. Una volta fatto il disastro, e solo dopo, mi accorgo dell'assurdità di questa ricetta inutile: 300 gr di farina e 330 tra acqua e olio! Coma fa a diventare un impasto palpabile e lavorabile con le mani se la dove di liquido è superiore, anche di poco, alla parte solida?!
Così ho ovviato in maniera...ovvia.
Ora ho capito che dovrò affidarmi solo alle mie ricette, se sono già state convalidate.

Buona cucina!!

giovedì 6 agosto 2015

"La pimpinella: storia di un primo amore" di Grégoire Delacourt



Un libro semplice, scorrevole. Scritto bene e non noioso. 
Parla di un amore, un amore vero, di quelli che "ti aspetterò per tutta la vita". 

Un ragazzo innamorato, che nota i cambiamenti dell'età; una ragazza che, ancora ragazzina, rifiuta l'amore di quello che per lei è solo un amico. Nulla li potrà separare, però, nemmeno i problemi dell'adolescenza. 


"Mia madre non doveva accorgersi dell'oltraggio di cui ero stato vittima, non volevo si spaventasse, si preoccupasse, gridasse, non volevo che chiedesse aiuto a quel morto che ci legava, la cui assenza mi aveva lasciato quel dolore, quella grazie femminea che permetteva di vedere la bellezza invisibile delle cose"



"Apetto.
Aspetto che lei cresca, che posi la testa sulla mia spalla
Aspetto che le sue labbra tremino quando mi avvicino
Aspetto i profumi che diranno "vieni, ora puoi raggiungermi"
Aspetto di poterle dire delle parole da cui è difficile riprendersi; quelle parole che scavano il solco della vita e possono condurre alla sofferenza più grande di tutte
Aspetto che lei mi aspetti, mamma, che lei mi dica "sì, sì, indosserò il tuo anello di fili d'erba e sarò tua"

"L'amore è quando si p disposti a morire per qualcuno. Quando formicolano le mani, glli occhi bruciano, la fame svanisce, e a me, le mani, con te non formicolano"

"Avrei voluto che il mio corpo finisse nella piscina e che affondasse senza opporre resistenza; che l'acqua mi entrasse attraverso la bocca, il naso, le orecchi, l'ano, che m'inondasse, mi soffocasse e mi uccidesse"

domenica 2 agosto 2015

"Si alza il vento" di Tatsuo Hori

Sono una appassionata dei film di Miyazachi e..quando ho scoperto che "Si alza il vento" (in versione animata) era stato tratto da questo romanzo, ispirato alla stessa vita dell'autore, come potevo perdermelo? Quindi..eccomi qui, a poco dalla sua fine.


Il libro fa un po' da specchio alla vita dell'autore, che narra le sue emozioni e il tempo dedicato alla donna amata, gravemente malata e costretta ad andare in una sanatorio sul monte Yatsugatake. 
E' proprio stando accando alla donna che il protagonista, scrittore anche nel libro, decide di scrivere un diario della propria storia, del proprio amore, di quei giorni rinchiusi al sanatorio. Giorni di felicità, nonostante tutto.



Si alza il vento, bisogna tentare di vivere

"Ricordo ancora con chiarezza quella felice atmosfera così simile alla malinconia che, giorno dopo giorno dalla vostra partenza, aveva stretto il mio cuore."

" - Tutt'a un tratto io... voglio vivere.
Questa volta il tono era più alto, ma subito aggiunse qualcosa in maniera appena percettibile.
- Ed è grazie a voi... "

"La sua presenza così vicina, mite e gradevolmente fragrante, il suo respiro forse veloce, le sue morbide mani che avvolgono le mie, il suo sorriso e le nostre conversazioni quotidiane: erano davvero solo questi gli ingredienti delle nostre giornate, e senza di loro di quei giorni non resterebbe più niente. Eppure eravamo felici, soddisfatti di quella vita gatta di piccole cose; certo, sapevo di esserlo solo perché al fianco di quella donna."

sabato 11 luglio 2015

"Veleno d'amore" di Eric-Emmanuel Schmitt


Dallo stesso autore de Oscar e la dama in rosa
Ci troviamo di fronte a quattro ragazze, tutte amiche tra loro, che danno vita a questo libro-diario.
Schmitt gioca con il più classico Shakespeare, narrandoci le vicende di queste quattro ragazze che dovranno inscenare Romeo e Giulietta. Si contenderanno la parte due di loro, a far da contorno frecciatine, tradimenti e tanto amore.
Stupisce il finale, inaspettato. 

L'autore riesce a calarsi nei personaggi di cui narra, scrive e descrive le cose proprio con qui occhi di quattro adolescenti-
Lettura  molto piacevole e veloce. Consigliato.


" - Cos'è una migliore amica - mi chiede Thibault
[ ... ] - La mia migliore amicha è me, in meglio. 
 - Grazie. "

"...la lingua francese era in errore quando permetteva ad amour di fare rima con toujurs, mentre eera nel giusto quando consentiva la rima tra amitié ed eternité"

"Non si sceglie l'amore, si viene scelti dall'amore"

"Insonnia. <<Dove sta l'inquietudine non scende mai il riposo>> "

domenica 28 giugno 2015

"La principessa delle tempeste" di Nicole Peeler

Interessata a questo libro, decisi di acquistarlo da una ragazza, ero attratta dalla copertina e dalla storia: mai libro fu più male comprato. 
Perché?
Bene.
Mi accingo a leggere questo libro, un urban fantasy, uno dei primi fantasy (se non anche il primo) che decido di leggere in vita mia.
Pagina dopo pagina, la lettura prosegue un po' a rilento, finché finalmente il vampiro, che era capitato nella cittadina per investigare sull'omicidio di uno di loro, un essere speciale, non si "dichiara" alla nostra protagonista, anch'essa un essere speciale, mezza umana e mezza foca, ma che ancora non lo sa.
Li poi il patatrac..lui viene costretto a lasciare la città e il caso a causa di alcune complicazioni (un nuovo omicidio di un essere più potente).
Arrivo al momento in cui i protagonisti ridendo e (poco) scherzando, parlano di "gerbelling".

APRO PARENTESI (spiegazione spiccia del gerbelling)
Per chi non lo sapesse il gerbelling è una pratica usata per torturare la gente ma.. oltre a torturare delle povere persone, la tortura la subisce anche il roditore o l'animaletto che funge da punizione, vedendosi privato a freddo di unghie e denti in modo da non poter mordere o graffiare la parte umana in cui sarà posto..che poi sarà anche la sua tomba.
CHIUDO PARENTESI

Inutile dire che ho chiuso il libro DAVVERO MOLTO SCHIFATA e delusa.

giovedì 14 maggio 2015

"Piccoli suicidi tra amici" di Arto Paasilinna



Lo avevo iniziato anni fa, lasciandolo dopo qualche capitolo, ed era quindi la secconda volta che me lo vedevo di fronte e lo prendevo in mano, girando per gli scaffali della biblioteca, così, rigirandolo per l'ennesima volta tra le mani mi decisi a prenderlo. Magari era quella la volta buona.

Buona la scelta del titolo che ti colpisce subito, per non parlare del formato del libro, molto diverso, che a me piace tanto, l'idea su cui è costruita la storia e l'inizio ma.... Ebbene c'è un ma! Dopo i primi 6-7 capitoli si ripresenta sempre il solito problema: la storia comincia a perdere un po' di tono, a non scorrere e, a tratti, a diventare persino noioso. Tanco che, a pochi passi dalla fine gioco in modo scorretto, provandoci un senso quasi liberatorio, e faccio un balzo direttamente al prologo. Dopo tante pagine non me la sentivo di deporlo senza sapere quale sarebbe stato il triste destino dei nostri amici. Saranno sopravvissuti o saranno tutti morti?

Alla fine scopro che...
I nostri due protagonisti si incontra per sbaglio, proprio così perché scelgono lo stesso capodanno per andare a togliersi la vita e così si ritrovano a salvarsi la vita a vicenda, e da lì ad instaurare un rapporto di amicizia, dalla quale poi daranno vita ad un gruppo di aspiranti suicidi.
Ne passeranno delle belle, tra chi è davvero intenzionato a togliersi la vita e chi invece, strada facendo, scoprendo amori o nuove amicizie, vi rinuncia.

mercoledì 29 aprile 2015

"...E venne chiamata due cuori" di Marlo Morgan

Uno tra i più bei libri che io abbia mai letto, e finora il più bello di quelli affrontati agli incontri di lettura.

Marlo nel libro racconta la sua esperienza con gli abirigeni, esperienza vissuta realmente ma anche un po' romanzata per creare una cornice attorno a quello che sarebbe divenuto, sennò, una specie di diario.


"Molto più tardi avrei capito che il distacco dagli oggetti materiali e da certe convinzioni costituiva già un passo necessario e imprescindibile del mio cammino umano verso l'essere!"

Il libro è davvero toccante, a tratti commovente, la "sete di sapere" ti spinge a non mollare mai il libro, salve se è strettamente necessario, per proseguire questo cammino letterario con la protagonista, nonché autrice. Ti senti entrare nel libro, e se già uno scritto ti trasmette questo non so quanto potrebbe essere la gioia nel vivere personalmente questa esperienza che porterebbe solo benefici e crescita dentro ad ognuno di noi.
Ti porta a chiederti se davvero i "bianchi" siano la parte civilizzata del mondo: tecnologici, abituati alle comodità della parte ricca, quella che ha abbandonato le proprie radici per vivere nell'agio, e molte volte, nel "troppo".


"In realtà la loro razza si sta estinguendo per loro precisa volontà. Sono irrimediabilmente ignoranti, senza ambizioni né desiderio di successo. Dopo due secoli, ancora non si sono integrati e, quel che è più grave, non ci provano neppure. Sul lavoro sono inaffidabili, si comportano come se non avessero il senso del tempo. Credimi, non c'è proprio nulla che si possa fare per stimolarli."


Dall'altra parte gli aborigeni che vivono ancora secondo la natura e le loro radici, che si cibano solo se la Natura lo vuole ma soprattutto con ciò che la Natura fa in modo che trovino sul loro cammino. Pochi abiti, se di abiti si può parlare, un mondo che vive veramente con l'essenziale, rispettosi verso la vita, la terra (il Tutto) e verso ogni creatura vivente che la abiti.

"Ogni nostra parola, ogni nostra azione è diretta ad allestire la scena per la vita che aspiriamo a condurre"

"La verità è che ogni vita è unica. Tutti hanno sangue e ossa: ciò che ci differenzia sono il cuore e il fine. I Mutanti pensano che tutto questo valga solo la durata di una vita e lo pensano in termini di individualità e distinzione. La Vera gente lo pensa in funzione all'eternità. Tutto è uno: i nostri antenati, i nostri nipoti che devono ancora nascere, la vita è ovunque."

"La saggezza di questa gente non finiva di stupirmi. Se fossero stati loro a guidare il mondo, quanta differenza nei rapporti tra i popoli!"

venerdì 24 aprile 2015

"Guida galattica per gli autostoppisti" di Douglas Adams

La guida galattica la trovai sulla lista dei 200 libri da leggere prima di morire, stilata dalla BBC.


Il libro si presta bene alla lettura, è scorrevole e non è di difficile comprensione. 
La storia, invece, parla delle avventure/disavventure di Arthur, che si ritrova ad affrontarle sballottato nello spazio-tempo, accompagnato da Ford, suo vecchio amico, che lo salva da morta certa, mentre gli stanno demolendo la casa. Nella prima metà non mi ha entusiasmata tanto, faticavo un po' a trovarne un filo logico. Piano piano poi l'idea del libro prendeva forma nella mia testa.
E' il primo libro della serie, divisa in cinque capitoli.


mercoledì 15 aprile 2015

Alla scoperta dei segreti di Bologna.

Premettendo che non li ho trovati, ma nemmeno cercati, tutti e sette perché la scritta "<<Panum resis>> sul tavolo della sede dell'università" mi è risultato un po' difficile trovarla, visto e considerato che Bologna la dotta vanta una ed unica università!!
Procediamo, quindi ora, con ordine.
Alle 7.00 io e la mia amica ci siamo trovate a partire dalla stazione di Verona su di un regionale, alla volta di Bologna, stazione centrale. Dimenticatami del libro, mi sono goduta un panorama talmente fantastico: il treno era circondato da tanta ma tanta NEBBIA! Tipica delle zone nostre.
Alle 8.30 circa, una voce sul treno ci annuncia l'imminente fine della corsa, ultima fermata "Bologna Centrale", dove si possono vedere ancora le ferite riportate dalla bomba del 2 Agosto 1980, 10.25 del mattino.
Giriamo per il centro, fino ad arrivare in via Marsala per fare colazione al "Caffè Rubik" dove propongono colazioni vegane, oltre a quelle "normali".
Andando verso il bar mi imbatto in via Piella e rimugino fino al post colazione "io quella via già l'ho letta da qualche parte" così prima di incamminarci estraggo il mio fedele foglietto-mappa-promemoria e noto che in questa via Piella c'è uno dei 7 segreti.
La piccola Venezia

Una finestrella che da sul canale delle Moline, canali, chiuse e chiaviche che dovevano consentire la navigazione mercantile e l'alimentazione dei mulini




Camminando un po' a caso, poi, ci troviamo sotto i volti fino ad arrivare a 
Le volte con la scritta





Il vino è letizia, il pane è vita e la cannabis protezione, forse facendo riferimento al fatto che lo sviluppo della città di Bologna deriva anche dalle coltivazioni di Canapa che una volta proliferavano.
In Piazza del Nettuno ci troviamo difronte alla 
Fontana del Nettuno
Guardandola da angolazione Sala Borsa sembra che il pollice dell'omone, sotto scherzi ottici, assomigli ad un fallo in erezione, giudicate voi, io non sono riuscita a vederlo


Procedendo capitiamo poi, per caso, avendo visto altri prima di noi provarci, al
Voltone del Podestà
Dove si può parlare da un angolo all'altro: leggenda narra che questi sistemi venivano usati un tempo per parlare con i lebbrosi senza avvicinarcisi. La volta sotto Palazzo Podestà si trova sotto la torre Arengo.

foto fatta benissimo

Il vaso rotto
sito in cima alla torre degli Asinelli.
Io non ci sono salita (abbiamo tentato tre volte e per tre volte sono tornata giù per la "pesantezza" dell'atmosfera angusta della Torre (che ci volete fà?!)


Ultimo ma non ultimo, arriviamo fino all'ingresso di Corte Isolani, su strada Maggiore, al porticato delle 
Tre frecce conficcate sul soffitto
L'impresa ci ha portato via parecchio tempo, lo devo ammettere, ma siamo riuscite a trovare tutte e tre le frecce che, furbescamente, si confondono con le righe delle assi di legno.
Questa leggenda, la più divertente, dice che tre briganti che volevano bersagliere un signorotto, vennero distratti da una bella ragazza, veduta alla finestra dirimpettaia, e folgorati da quella visione scoccarono le frecce colpendo ben altro bersaglio.


Il nostro scopo a Bologna finisce prima del previsto ma ci attardiamo lo stesso tra un gelato e una corsa agli ultimi acquisti in varie ed eventuali botteghe. Come è piacevole evadere, anche solo per una giornata, dalla routine quotidiana. 
Bologna poi, è una città che ha un fascino particolare, non saprei spiegarvi perché e nemmeno che cosa ha di così "particolare" ma vi invito a farvi un giro. 
Dopo le 18 saliamo sul treno che ci riporta alla nostra Verona






Caffè Rubik, Bologna

In centro a Bologna, ambiente vintage, mix di arredo, un posticino piccolo ma raro nel suo genere, si torna indietro alle cassettine che ogni tanto lo stereo si mangiava a tradimento, ed era sempre la nostra preferita. Il posto non è grandissimo ma davvero molto carino.

Offrono colazioni anche vegane con brioches, girelle, panini dolci.
Cappuccino con latte di soia.
Davvero ottimo, i prezzi sono leggermente maggiorati ma di una decina di centesimi, nulla di più.

Si trova in:
Via Marsala, 31/d
Bologna

venerdì 10 aprile 2015

Raw cous cous

Alternativa cruda al cous cous di semola, classico.

Devo dire la verità: sono sempre stata scettica riguardo il provare il cavolfiore crudo ma..appena ho assaggiato questo mi sono dovuta ricredere. Croccante e condito a dovere (a dovere non è uguale ad abbondante) è davvero buonissimo. La cosa positiva è che ne puoi mangiare di più e poi così mantiene tutte le sue proprietà.
Bando alle ciance, vediamo il veloce procedimento:

Ingredienti (per una persona):
1/4 di cavolfiore grande o 1/2 piccolo
2 pomodori secchi
4/5 olive
Sale e limone

Mettere in ammollo i pomodori secchi per 3-4 ore.
A breve termine dell'ammollo dei pomodori sgranare il cavolfiore, con le dita (concesso l'aiuto di un coltello), anche un po' grossolanamente per poi assaporare tutta la sua croccantezza sotto ai denti. Sciacquarlo bene e condirlo con poco sale e qualche goccia di limone (a piacere). Mescolate per insaporire tutto il cous cous 
Prendiamo i pomodori e li mettiamo nel bicchiere del frullatore ad immersione, con le olive e un cucchiaio di acqua. Frulliamo il tutto e assaporiamo ampiamente il profumo che ci emana questo condimento.
Una volta raggiunta la consistenza desiderata, meglio se una cremina che avvolga il tutto in un unico
grande abbraccio di sapori e colori, aggiungiamola al nostro raw c.c., godiamoci quella tavolozza di colori fresca perché appena il pittore inizia dipingere tutti i colori si amalgamano dando vita a mille sfumature. 

Bon appetit!!

mercoledì 1 aprile 2015

"Meme" di Philippe Torreton

Un altro libro che va a fare parte della Reading Challenge.
"Meme" è un racconto sulla realtà del povero ma felice quieto vivere di "una volta".

Parliamo forse di 30-40 anni fa. L'autore, non che vero protagonista del libro (assieme a Meme), ci racconta semplicemente come si viveva quando era piccolo, ovvero "una volta" come ci direbbero i nostri nonni. Un ambiente genuino dove con quel poco che si aveva si campava e si sfamava tutta la famiglia che non aveva esigente di tecnologie avanzate ed esose anche per i nostri tempi.

Una scrittura piacevole, semplice e scorrevole, non annoia e ci sono piccoli stralci quasi commoventi. Non dura più di 4/5 giorni.


Grazie mémé, se amo la pioggia è per merito tuo... La pioggia verde, color verde prato.
La tua pioggia fa fumare la terra.
La tua pioggia fitta e tagliente come un bordo di lamiera.
La tua pioggia così piena
Rotonda, spessa e schietta
La tua pioggia sottile, incessante e zuppa.
La tua pioggia tenace e ostinata
La tua pioggia fa bene ai sogni.
La tua pioggia da chiudersi in casa e inventarsi qualcosa da fare.
La tua pioggia è speranza.

...fino ai Natali in cui scoprivamo l'avocado e il kiwi, i Natali degli antipasti "che cambiano", come li chiamavamo guardando con la coda dell'occhio il nonno che rimpiangeva la sua fetta di galantina. 

sabato 21 marzo 2015

"L'odore del tuo respiro" di Melissa P.


Che dire, non ci sono molte parole da spendere per un libro così..inutile.
La storia di una ragazzina che va in depressione per aver perso l'amore della sua vita, che si lascia andare, si lascia morire ed incolpa una madre non troppo presente (abitano in due città differenti) per degli errori che, infine, ha commesso da sola.
Non capisco come l'autrice possa essere diventata una saggista, a detta di Wikipedia, sicuramente i grandi della letteratura si rivolteranno nella tomba.

Veniamo la perché. 
Perché ho letto questo libro.
Nella lista della R.C. c'è una voce che recita così "A book with bad reviews" (sostanzialmente un libro con recensioni negative). 

giovedì 19 marzo 2015

Maionese vegana

Una ricetta base, di una semplicità che lascia a bocca aperta.
Si spende pochissimo (rispetto ai costi esorbitanti che hanno in vari negozi bio) e ci si mette anche poco, senza cottura, senza glutine.. Ovviamente però, bisogna scendere a compromessi quindi.. Non c'è maionese senza grassi, o light perché per quanto sia light non è mai quell'alimento che un dietologo/medico/nutrizionista ti consiglierebbe di aggiungere alla tua dieta. 
Ma bando alle ciance, cominciamo.

Ingredienti (resa 350/400 ml)
150 ml di latte di soia, naturale, non dolcificato
300 ml di olio
1 cucchiaino di limone
1 cucchiaio di aceto
Sale q.b.

Se anche voi, come me, non amate troppo l'uso del frullatore per preparazioni del genere, usate pure il minipimer (o frullatore ad immersione, che dir si voglia).
Nel bicchiere mettere il latte di soia, e iniziare a frullare aggiungendo metà olio, a filo.
Aggiungere limone e aceto e salare la salsa.
Dopo un'amalgamata di ingredienti continuare ad aggiungere l'olio, a filo, finché la maionese non prende una consistenza cremosa. In quel momento la nostra salsa è pronta. 

P.S.: Per dare un po' di colore alla salsa che risulterà un po' pallidina, potrete usare della curcuma. Io l'ho lasciata bianca pallida.

Perdonate la qualità della foto, a breve ne posterò una migliore, sicuramente.

mercoledì 18 marzo 2015

"Alla ricerca delle coccole perdute" di Giulio Cesare Giacobbe.


Mi sono imbattuta in Giulio Cesare Giacobbe una seconda volta.
Mi ero ripromessa di non leggere più opere sue, per qualche strano caso, invece il destino mi ha ricongiunta con questo autore che, comunque, non ho rivalutato, sia chiaro. Non lo ritengo assolutamente ad un livello basso, è solo..incompatibilità, ecco!

Il libro, in particolare, tratta le tre fasi (più una) della vita di una persona:
L'essere prima bambino, che chiede, sa solo chiedere.
L'essere adulto, che prendere senza chiedere.
L'essere, infine, genitore, che da amore a chiunque, incondizionatamente.

Nonostante questo sia una saggio sulla psicologia, la scrittura scorrevole non si ferma certamente per farti arrovellare su termini sconosciuti ai più.
Veloce, comprensibile, a tratti ironico.

Il libro fa parte di quelli assegnateci agli incontri di lettura e..ovviamente della Reading Challange. Occupa la voce "Saggio".

domenica 15 marzo 2015

Trash. Di Andy Mulligan

Inutile dirvi, che questo libro è stato inserito sulla Reading Challenge.
La voce? "A book that become a film" (Un libro diventato film).



Trash racconta la storia di tre ragazzini brasiliani che vivono nella miseria più assoluta, nel Brasile povero ma che un giorno, trovando un taccuino con dentro una consistente somma di denaro, si troveranno coinvolti automaticamente in una storia di polizia, omicidi e furti. 
La forza ed il coraggio li aiuteranno a portare a termine la loro ricerca, non senza difficoltà, e forse a far si che il sogno del ragazzino più povero si realizzi davvero.

Fino a metà libro la storia risulta lenta, non scorrevole, ma appena si aggiunge un pò di avventura, di sale, di particolari che attraggono l'attenzione, il libro si fa leggere più volentieri. 
Scritto in modo molto chiaro, non difficile, anche perché il racconto viene narrato dai tre amici.
Nella media.

"Credo che questa esperienza mi abbia insegnato più di quanto avrebbe potuto una qualunque università. Ho imparato che il mondo ruota tutto attorno al denaro. certo, esistono i valori, la rettitudine morale e l'etica; esistono le relazioni, la fiducia, e l'amore...e sono tutte cose importantissime. Ma la più importante rimane il denaro, ed è prezioso come l'acqua. Alcuni bevono a grandi sorsate; altri muoiono di sete. senza denare si finisce per avvizzire e si muore. La mancanza di denaro è una siccità in cui nulla può germogliare. Finché si vive in un luogo arido, aridissimo - come Behala - non si conosce il valore dell'acqua. E sono tante le persone che attendono la pioggia."

venerdì 13 marzo 2015

Una domenica a Bergamo! 8 Marzo


Accordate dal giorno prima, io e Valentina, con l'aggiunta di Michael, imbocchiamo l'autostrada per raggiungere Bergamo alle 7.30 del mattino. 
Tappa obbligatoria, però, prima di arrivare, è quella alla pasticceria "San Marco" di Ospitaletto, essendo digiune dalla partenza. 

Scopriremo poi che sarà stata una bruttissima idea, visto che rallenterà, e non di poco, il nostro arrivo. 
Si sa, gli imprevisti non vengono mai da soli. Come se nulla fosse, saltiamo anche l'uscita per Bergamo, e ci dirigiamo tranquillamente verso Liscate. Questa proprio non ci voleva. Fai di tutto per svegliarti presto e partire al primo chiarore ma dopo, alla fine, arrivi a destinazione nettamente in ritardo rispetto alla tua iniziale tabella di marcia (tabella di marcia, come suona bene questa terminologia!).
Arriviamo in suolo bergamasco che è quasi ora di pranzo ma prima di fermarci per rifocillarci ci aspetta la salita, dobbiamo raggiungere Bergamo Alta, è lì che si nasconde il cuore della città, la parte di essa da scoprire. 
Si rivela, davanti a noi, uno spicchio della città Alta, la indico ed esclamo "Quella è la nostra meta principale, la parte bassa può aspettare". Valentina, un po' contrariata mi guarda e di rimando mi risponde "Tu mi vuoi morta, mi porterai in braccio fin lassù". Per mia fortuna non è servito (ammesso che non mi sarei nemmeno sacrificata a tanto). Arriviamo su in una mezz'oretta, tanto, non avevamo fretta.
La via delle Mura ci offre una bella visuale, peccato però per la foschia che avvolge tutta la città e limita la nostra vista.
Circondano Bergamo Alta delle mura di origine scaligera, ricordo di quando ancora Bergamo è stata invasa dai veneti.
La città Alta è stata costruita sul colle Sant'Eufemia, e ce ne accorgeremo di li a poco, viuzze più o meno strette, fatte di ciottoli e di un continuo sali scendi. Si respira ancora l'aria di anni fa, il posto mantiene la fama di città Vecchia. (Bergamo Alta = città Vecchia).
Il centro non si presenta grandissimo, ma sulle cartine appese all'entrata non ci sono le vie con i nomi aggiornati e quindi perdersi tra le viuzze è fin troppo facile. Impari e capisci quando ti rendi conto che è la terza volta che percorri quella strada che sbucherà sempre nella stessa piazzetta delle due volte precedenti.
Un "gradino" in più di altitudine ci offre una visuale maggiore, più ampia. 
Niente pranzo vegano, sul colle ci sono solo posti dove mangiare specialità locali (affettati e formaggi a voltontà) e ristoranti dove puoi fare tranquillamente un mutuo per mangiarci con tutta la famiglia.
Una focaccia, qualcosa che si tiene tranquillamente in mano, anche se decidiamo di sederci comodamente per consumare il nostro pasto.
Un altro giretto, che è stata più che altro un su e giù per le vie, per la gioia di una stanca Valentina a cui doleva anche l'anca.
Senza accorgercene arrivano le 18.30 e noi ci accingiamo a scendere, lasciando città Alta, con lo sguardo rivolto alla città sottostante illuminata già delle prime luci.


All'arrivo..






Opere d'edera

le mura

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La bella lavanderina..











Bergamo, all'ora di cena..
Arrivederci!