mercoledì 29 aprile 2015

"...E venne chiamata due cuori" di Marlo Morgan

Uno tra i più bei libri che io abbia mai letto, e finora il più bello di quelli affrontati agli incontri di lettura.

Marlo nel libro racconta la sua esperienza con gli abirigeni, esperienza vissuta realmente ma anche un po' romanzata per creare una cornice attorno a quello che sarebbe divenuto, sennò, una specie di diario.


"Molto più tardi avrei capito che il distacco dagli oggetti materiali e da certe convinzioni costituiva già un passo necessario e imprescindibile del mio cammino umano verso l'essere!"

Il libro è davvero toccante, a tratti commovente, la "sete di sapere" ti spinge a non mollare mai il libro, salve se è strettamente necessario, per proseguire questo cammino letterario con la protagonista, nonché autrice. Ti senti entrare nel libro, e se già uno scritto ti trasmette questo non so quanto potrebbe essere la gioia nel vivere personalmente questa esperienza che porterebbe solo benefici e crescita dentro ad ognuno di noi.
Ti porta a chiederti se davvero i "bianchi" siano la parte civilizzata del mondo: tecnologici, abituati alle comodità della parte ricca, quella che ha abbandonato le proprie radici per vivere nell'agio, e molte volte, nel "troppo".


"In realtà la loro razza si sta estinguendo per loro precisa volontà. Sono irrimediabilmente ignoranti, senza ambizioni né desiderio di successo. Dopo due secoli, ancora non si sono integrati e, quel che è più grave, non ci provano neppure. Sul lavoro sono inaffidabili, si comportano come se non avessero il senso del tempo. Credimi, non c'è proprio nulla che si possa fare per stimolarli."


Dall'altra parte gli aborigeni che vivono ancora secondo la natura e le loro radici, che si cibano solo se la Natura lo vuole ma soprattutto con ciò che la Natura fa in modo che trovino sul loro cammino. Pochi abiti, se di abiti si può parlare, un mondo che vive veramente con l'essenziale, rispettosi verso la vita, la terra (il Tutto) e verso ogni creatura vivente che la abiti.

"Ogni nostra parola, ogni nostra azione è diretta ad allestire la scena per la vita che aspiriamo a condurre"

"La verità è che ogni vita è unica. Tutti hanno sangue e ossa: ciò che ci differenzia sono il cuore e il fine. I Mutanti pensano che tutto questo valga solo la durata di una vita e lo pensano in termini di individualità e distinzione. La Vera gente lo pensa in funzione all'eternità. Tutto è uno: i nostri antenati, i nostri nipoti che devono ancora nascere, la vita è ovunque."

"La saggezza di questa gente non finiva di stupirmi. Se fossero stati loro a guidare il mondo, quanta differenza nei rapporti tra i popoli!"

venerdì 24 aprile 2015

"Guida galattica per gli autostoppisti" di Douglas Adams

La guida galattica la trovai sulla lista dei 200 libri da leggere prima di morire, stilata dalla BBC.


Il libro si presta bene alla lettura, è scorrevole e non è di difficile comprensione. 
La storia, invece, parla delle avventure/disavventure di Arthur, che si ritrova ad affrontarle sballottato nello spazio-tempo, accompagnato da Ford, suo vecchio amico, che lo salva da morta certa, mentre gli stanno demolendo la casa. Nella prima metà non mi ha entusiasmata tanto, faticavo un po' a trovarne un filo logico. Piano piano poi l'idea del libro prendeva forma nella mia testa.
E' il primo libro della serie, divisa in cinque capitoli.


mercoledì 15 aprile 2015

Alla scoperta dei segreti di Bologna.

Premettendo che non li ho trovati, ma nemmeno cercati, tutti e sette perché la scritta "<<Panum resis>> sul tavolo della sede dell'università" mi è risultato un po' difficile trovarla, visto e considerato che Bologna la dotta vanta una ed unica università!!
Procediamo, quindi ora, con ordine.
Alle 7.00 io e la mia amica ci siamo trovate a partire dalla stazione di Verona su di un regionale, alla volta di Bologna, stazione centrale. Dimenticatami del libro, mi sono goduta un panorama talmente fantastico: il treno era circondato da tanta ma tanta NEBBIA! Tipica delle zone nostre.
Alle 8.30 circa, una voce sul treno ci annuncia l'imminente fine della corsa, ultima fermata "Bologna Centrale", dove si possono vedere ancora le ferite riportate dalla bomba del 2 Agosto 1980, 10.25 del mattino.
Giriamo per il centro, fino ad arrivare in via Marsala per fare colazione al "Caffè Rubik" dove propongono colazioni vegane, oltre a quelle "normali".
Andando verso il bar mi imbatto in via Piella e rimugino fino al post colazione "io quella via già l'ho letta da qualche parte" così prima di incamminarci estraggo il mio fedele foglietto-mappa-promemoria e noto che in questa via Piella c'è uno dei 7 segreti.
La piccola Venezia

Una finestrella che da sul canale delle Moline, canali, chiuse e chiaviche che dovevano consentire la navigazione mercantile e l'alimentazione dei mulini




Camminando un po' a caso, poi, ci troviamo sotto i volti fino ad arrivare a 
Le volte con la scritta





Il vino è letizia, il pane è vita e la cannabis protezione, forse facendo riferimento al fatto che lo sviluppo della città di Bologna deriva anche dalle coltivazioni di Canapa che una volta proliferavano.
In Piazza del Nettuno ci troviamo difronte alla 
Fontana del Nettuno
Guardandola da angolazione Sala Borsa sembra che il pollice dell'omone, sotto scherzi ottici, assomigli ad un fallo in erezione, giudicate voi, io non sono riuscita a vederlo


Procedendo capitiamo poi, per caso, avendo visto altri prima di noi provarci, al
Voltone del Podestà
Dove si può parlare da un angolo all'altro: leggenda narra che questi sistemi venivano usati un tempo per parlare con i lebbrosi senza avvicinarcisi. La volta sotto Palazzo Podestà si trova sotto la torre Arengo.

foto fatta benissimo

Il vaso rotto
sito in cima alla torre degli Asinelli.
Io non ci sono salita (abbiamo tentato tre volte e per tre volte sono tornata giù per la "pesantezza" dell'atmosfera angusta della Torre (che ci volete fà?!)


Ultimo ma non ultimo, arriviamo fino all'ingresso di Corte Isolani, su strada Maggiore, al porticato delle 
Tre frecce conficcate sul soffitto
L'impresa ci ha portato via parecchio tempo, lo devo ammettere, ma siamo riuscite a trovare tutte e tre le frecce che, furbescamente, si confondono con le righe delle assi di legno.
Questa leggenda, la più divertente, dice che tre briganti che volevano bersagliere un signorotto, vennero distratti da una bella ragazza, veduta alla finestra dirimpettaia, e folgorati da quella visione scoccarono le frecce colpendo ben altro bersaglio.


Il nostro scopo a Bologna finisce prima del previsto ma ci attardiamo lo stesso tra un gelato e una corsa agli ultimi acquisti in varie ed eventuali botteghe. Come è piacevole evadere, anche solo per una giornata, dalla routine quotidiana. 
Bologna poi, è una città che ha un fascino particolare, non saprei spiegarvi perché e nemmeno che cosa ha di così "particolare" ma vi invito a farvi un giro. 
Dopo le 18 saliamo sul treno che ci riporta alla nostra Verona






Caffè Rubik, Bologna

In centro a Bologna, ambiente vintage, mix di arredo, un posticino piccolo ma raro nel suo genere, si torna indietro alle cassettine che ogni tanto lo stereo si mangiava a tradimento, ed era sempre la nostra preferita. Il posto non è grandissimo ma davvero molto carino.

Offrono colazioni anche vegane con brioches, girelle, panini dolci.
Cappuccino con latte di soia.
Davvero ottimo, i prezzi sono leggermente maggiorati ma di una decina di centesimi, nulla di più.

Si trova in:
Via Marsala, 31/d
Bologna

venerdì 10 aprile 2015

Raw cous cous

Alternativa cruda al cous cous di semola, classico.

Devo dire la verità: sono sempre stata scettica riguardo il provare il cavolfiore crudo ma..appena ho assaggiato questo mi sono dovuta ricredere. Croccante e condito a dovere (a dovere non è uguale ad abbondante) è davvero buonissimo. La cosa positiva è che ne puoi mangiare di più e poi così mantiene tutte le sue proprietà.
Bando alle ciance, vediamo il veloce procedimento:

Ingredienti (per una persona):
1/4 di cavolfiore grande o 1/2 piccolo
2 pomodori secchi
4/5 olive
Sale e limone

Mettere in ammollo i pomodori secchi per 3-4 ore.
A breve termine dell'ammollo dei pomodori sgranare il cavolfiore, con le dita (concesso l'aiuto di un coltello), anche un po' grossolanamente per poi assaporare tutta la sua croccantezza sotto ai denti. Sciacquarlo bene e condirlo con poco sale e qualche goccia di limone (a piacere). Mescolate per insaporire tutto il cous cous 
Prendiamo i pomodori e li mettiamo nel bicchiere del frullatore ad immersione, con le olive e un cucchiaio di acqua. Frulliamo il tutto e assaporiamo ampiamente il profumo che ci emana questo condimento.
Una volta raggiunta la consistenza desiderata, meglio se una cremina che avvolga il tutto in un unico
grande abbraccio di sapori e colori, aggiungiamola al nostro raw c.c., godiamoci quella tavolozza di colori fresca perché appena il pittore inizia dipingere tutti i colori si amalgamano dando vita a mille sfumature. 

Bon appetit!!

mercoledì 1 aprile 2015

"Meme" di Philippe Torreton

Un altro libro che va a fare parte della Reading Challenge.
"Meme" è un racconto sulla realtà del povero ma felice quieto vivere di "una volta".

Parliamo forse di 30-40 anni fa. L'autore, non che vero protagonista del libro (assieme a Meme), ci racconta semplicemente come si viveva quando era piccolo, ovvero "una volta" come ci direbbero i nostri nonni. Un ambiente genuino dove con quel poco che si aveva si campava e si sfamava tutta la famiglia che non aveva esigente di tecnologie avanzate ed esose anche per i nostri tempi.

Una scrittura piacevole, semplice e scorrevole, non annoia e ci sono piccoli stralci quasi commoventi. Non dura più di 4/5 giorni.


Grazie mémé, se amo la pioggia è per merito tuo... La pioggia verde, color verde prato.
La tua pioggia fa fumare la terra.
La tua pioggia fitta e tagliente come un bordo di lamiera.
La tua pioggia così piena
Rotonda, spessa e schietta
La tua pioggia sottile, incessante e zuppa.
La tua pioggia tenace e ostinata
La tua pioggia fa bene ai sogni.
La tua pioggia da chiudersi in casa e inventarsi qualcosa da fare.
La tua pioggia è speranza.

...fino ai Natali in cui scoprivamo l'avocado e il kiwi, i Natali degli antipasti "che cambiano", come li chiamavamo guardando con la coda dell'occhio il nonno che rimpiangeva la sua fetta di galantina.