giovedì 29 settembre 2016

"L'amica geniale: Storia di chi fugge e di chi resta" di Elena Ferrante


"Appena scendevo dal treno mi muovevo badando a parlare sempre in dialetto come per segnalare sono dei vostri, non mi fate male"

Finalmente mi sono immersa nel terzo e penultimo capitolo della saga de "L'amica geniale".
In questo terzo volume il rapporto tra Lila e Lenù è sempre più vacillante, stanno anche mesi senza sentirsi e le loro conversazioni, spesso e volentieri per telefono, diventano sempre più superficiali e prive di intimità. E nonostante questo sempre indispensabili l'una per l'altra.

"Guardami finché non mi addormento. Guardami sempre, anche quando te ne vai da Napoli. Così so che mi vedi e sto tranquilla"

Immacolata, la madre di Elena, nutre sempre la solita ostilità verso la figlia che si è realizzata, che è andata ad abitare fuori da quel pezzo di Napoli che in fondo nessuno vorrebbe abitare. La primogenita che ha lasciato la famiglia a "morire di fame" ed ora, a detta della madre, si crede una signora grazie al successo del suo libro. Libro che farà nascere tante voci tra gli abitanti, grazie a pagine "scabrose". 
Inutile ripetersi: la Ferrante scrive la storia ed è come se la vivessi, come se fossi anche tu un cittadino del Rione, dove i tuoi vicini sono Lila, Enzo, la famiglia Solara e tutti gli altri protagonisti. 
Ti senti parte integrante del romanza, non lo vivi solo da spettatrice. Devo però dire che in certi punti il romanzo perde quota, e per quanto odiosa sia a volte Lila, le parti dove si narrano le sue vicende sono più emozionanti, ti caricano di rabbia perché Lila ciò che vuole se lo prende, forte di un carattere dominante, lei vive la sua vita quasi fregandosene delle conseguenze delle sue azioni e forse così più piena rispetto ad Elena, che avevamo lasciato timida, insicura ma determinata a rag
giungere il suo sogno: scrivere. La stessa Lenù che si ritrova ora a capire le scelte passate di Lila, la sua storia clandestina con Nino, lo stesso Nino che ricompare ancora una volta che se la vuole portare via e che le confida verità che scuotono e porteranno una svolta alla vita della nostra protagonista.

"Andai in bagno. Nino aveva sempre avuto la capacità di mostrarmi, appena apriva bocca, la mia arretratezza"

Appuntamento al quarto ed ultimo capitolo!!

sabato 24 settembre 2016

"Fairy love" di Cyn Balog



Attrae molto la copertina, con queste belle alette scintillante.
Alcune volte, però, l'abito inganna e questo libro è stato proprio così: adolescenziale, veloce la lettura ma povero di contenuto, troppo lungo per ciò che dice. 
Lo si prende per quello che è: un fantasy (non interpretate male, non vuol dire che snobbo i fantasy o che è un genere non degno di nota) che non dice nulla, ci racconta si, di questi due adolescenti che stanno insieme fin da quando erano piccolissimi, cresciuti assieme e che si sono promessi amore eterno.
Morgan, una normale ragazza, non eccelle in nulla, la tipica ragazza media.
Cameron, palestrato, giocatore di football in cui eccelle egregiamente.
Presto si troveranno a fare i conti con qualche cosa di magico, qualcuno viene a reclamare Cameron, ed è disposta a tutto per riportarlo indietro, per riportarlo nel suo mondo. 
La cosa sconvolge Morgan, la quale senza il suo Cam si trova persa, debole, non in grado di affrontare la vita senza di lui, senza la sua anima gemella. 
Subentra Pip, che la aiuterà nel suo piano per tenere qui il suo ragazzo.
Solo alla fine, negli ultimi capitoli, la storia prende un po' di vita, ti fa provare anche qualche flebile emozione. 
Sicuramente è la parte migliore del libro, tomo che avrei sfoltito almeno di una cinquantina di pagine perché, alla fine, non conta tanto la quantità ma la qualità.

martedì 20 settembre 2016

"Io vi chiedo il diritto di morire" di Vincent Humbert


Deve essere terribile non ricordarsi la voce del proprio figlio, la voce di qualcuno che si ama.

"Io vi chiedo il diritto di morire", il titolo già dice tutto.
Ci troviamo immersi in un libro pregno di sentimento, di rabbia, di ostinazione, di... voglia di morire. Ebbene sì, in queste quasi 200 pagine si fa sentire forte e chiara la voce, se di voce si può parlare, di Vincent.
Vincent è un ragazzo francese, trovatosi nel letto di un ospedale, prima in coma e poi costretto a vivere da vegetale. Il ragazzo, una volta molto dinamico, non accetta la sua situazione di "morto vivente" e così, tramite un lungo e laborioso sistema inizia a comunicare con la madre prima, e in seguito con altre persone che non credevano possibile tale "miglioramento".

Quando appartenevo al mondo dei vivi, alla morte non ci pensavo neanche. Mi dicevo solo che se per caso fossi finito su una sedia a rotelle, mi sarei sparato. Ignoravo che un giorno mi sarei trovato in una situazione ancora più atroce, incapace di uccidermi da solo e nella condizione di morto vivente.

Sostanzialmente il libro racconta la vita di Vincent, toccando un tema che in alcuni stati è (quasi) un tabù: l'eutanasia. Un tema scottante sul quale si ha avuto modo di parlare in alcuni casi dove la morte era l'unica cosa che si inseguiva, grazie a gambe altrui, perché chi chiede il diritto di morire sono quelle persone private ormai della loro dignità. Fino a dove ci si deve spingere per tenere in vita una persona?! D'accordo sul fatto che la vita sia una cosa preziosa, ne abbiamo una e una volta persa nessuno ce la restituisce indietro però forse c'è da fare distinzione tra vita e "vita", dove nel secondo caso, sopratutto se in giovane età, perdi ogni abilità fisica, perdi l'uso di gran parte del cervello (vista, udito, la parola, la deglutizione...). Con questo non voglio dire che appena una persona entra in coma si può tranquillamente staccare la spina ma vorrei lasciare uno spiraglio aperto, una porta socchiusa per tutti coloro che, come Vincent, lottano perché il loro diritto alla morte venga riconosciuto.

In nome della libertà di scelta,
In nome della dignità umana,
In nome della dignità della persona,
Diamo la precedenza alla volontà individuale.
Difendere l'eutanasia è difendere la vita.

Il libro è stato possibile grazie al paziente aiuto di Frédéric Veille.

"Durante quelle lunghe ore passate al suo fianco per scrivere questo libro, la sua mano sulla mia trasmetteva grandi momenti di gioia, d'amore e di dolore.
I momenti di gioia erano belli. Vincent sorrideva, io sorridevo.
I momenti d'amore erano intensi. Vincent piangeva dentro, io ero sull'orlo delle lacrime.
I momenti di dolore erano terribili. Vincent si contraeva per gli spasmi, io stavo male per lui."

lunedì 12 settembre 2016

Gli acquisti di oggi!!!

So che andando in uno dei due mercatini dell'usato in cui vado più spesso, trovo sempre qualche cosa da portare a casa. Sì, parlo di libri. Ne ho lasciati la altri due, non li ho presi perché voglio prima finire la carrellata di libri che ho sul mio scaffale in attesa ancora di essere letti. Intanto una sbirciatina per guardare se ci sono libri presenti sulla mia wishlist non fa mai male.
Ma veniamo a noi, ho comprato 5 libri per un totale di 7€


Questi sono gli acquisti tutti assieme che ora vi mostro in dettaglio, anche se alcune foto non sono poi così sensazionali.


"Sette anni nel Tibet" ho solo una vaga idea di cosa parli, ne lessi anni fa la trama e comunque preso perché voglio leggere tutto ciò che posso di esperienze di viaggi, sopratutto se, come in questo caso, si affrontano terre come il Tibet (meta in cui mi piacerebbe andare, un giorno).


"Vino, patate e mele rosse" di Joanne Harris, la stessa autrice di Chocolat.
Preso perché, avendo trovato molto carino "Chocolat" ero curiosa di leggere altro di suo, se poi si parla di cibo ancora meglio.


  

Questi due libri, "L'arte di ascoltare" e "Il mondo spirituale dell'Asia orientale", li ho presi a scatola chiusa, come un po' anche gli altri, del resto.
Volevo libri corti, essenziali, che trattassero temi di sociologia, psicologia e religione (sul Buddismo) quindi ho optato per questi due libricini che mi sono costati 2€ (un euro l'uno).



Ultimo, ma non ultimo, "Il pendolo di Foucault" di Eco.
Perché l'ho preso? Semplice: sto raccogliendo tutti i libri di alcune liste interessanti che ho trovato su un bellissimo libro che ho letto e di cui vi ho anche parlato qui.

Ed ora chiudo qui.
Aspetto sempre qualche vostro commento su qualche libro che vi è piaciuto particolarmente o su ciò che è presente nella vostra wishlist.

sabato 10 settembre 2016

"Black Beauty" di Anna Sewell



"Che orribile sensazione! Un pezzo di acciaio duro e freddo, grosso quanto un dito d'un uomo, cacciato a forza tra i denti e la lingua, con le estremità che fuoriescono ai due angoli della bocca fissate a strisce di cuoio che passano sopra la testa, girano sotto la gola, intorno al naso e sotto il mento, rendono assolutamente impossibile liberarsi di quell'attrezzo ripugnante!"

Emozionante!
Questo libro, che non avevo mai letto ma avevo nella wishlist da un po' di tempo, mi ha emozionata. Le parole delle Sewell ti travolgono come un vortice di sentimenti: rabbia, pena, compassione, gioia.. Prende vita così il romanzo di Black Beauty un cavallo che attraverso Anna ci racconta la sua storia, i suoi pensieri perché non è vero che gli animali sono esseri inferiori a noi e che non provano sentimenti. Ogni animale si affeziona, ci dimostra il suo affetto con modi suoi, a volte anche più di una persona. Non è la mancanza di parola che li rende meno intelligenti.

"Voglio solo dire che per un giovane cavallo nel pieno delle forze, abituato fin dalla più tenera età, ogni volta che ne sente il bisogno, ad alzare la testa, scrollare la coda e lanciarsi al galoppo negli spazi aperti di un grande campo o di una prateria sconfinata, è duro sentirsi improvvisamente privato della libertà di vivere secondo la propria natura."

"I cavalli troppo esuberanti, ai quali non viene concesso il necessario sfogo, vengono spesso definiti ombrosi. .... A volte, i cavalli con troppo temperamento vengono puniti dagli stallieri..."

Beauty nasce in una stalla, e nella sua giovinezza non conosce altro che padroni gentili, sempre pronti a fargli una carezza, o a dedicargli parole gentili, padroni che Beauty serve nel migliore dei modi, entrando quasi in simbiosi con loro, capendo subito cosa una persona si aspetta da lui.
Rimane incredulo di fronte ai racconti di Peperina, una delle sue compagne di scuderia che ha conosciuto la malvagità e la forza bruta dell'uomo.

"Perché gli uomini non fanno la stessa cosa ai loro figli? Perché non tagliano loro le orecchie per renderle più appuntite? .... Insensatezza per insensatezza non ci troverei nessuna differenza. Che diritto hanno di tormentare e sfigurare le creature di Dio?"

Il nostro amico ad un certo punto si vede costretto a cambiare casa e padroni, finendo dapprima nelle mani di amici della sua famiglia natia, incappando delle volte in pessime situazioni, scampando alla morte. Finirà i suoi giorni con gran sorpresa.
Non c'è molto altro da aggiungere, bisogna leggere il libro per poter "entrare" nella testa di Beauty e di tutti i suoi simili.

"E così, eccoci qui. Rovinati nel fiore della nostra forza, tu da un ubriacone, io da uno stupido"

giovedì 1 settembre 2016

"L'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono



E' un messaggio di riconciliazione dell'uomo con mdre natura, è un messaggio di rinascita della foresta e della vita là dove erano state incoscientemente annientate. [....] l'albero rappresenta .... l'espressione della vita, dell'equilibrio e della saggezza.

Questo libro è GIUSTO.
Questo libro fa riflettere.

Ci insegna a prenderci cura del luogo dove viviamo, e non intendo Verona, Milano, Parigi o New York, no, qualcosa di più grande, di immenso, con un valore che arriva alle stelle! La Terra, la nostra Terra, il suolo che ci ospita, che non ci chiede mai nulla in cambio ma che giornalmente sfruttiamo e priviamo della sua vita, della sua vitalità.
Tutti dovremmo prendere esempio da quel signore di mezza età, che vive sulle Alpi francesi, nella regione della Provenza, Jean ha la fortuna di incontrarlo sul suo cammino, di incrociarlo su un suolo arido, destinato a morire se non fosse per la dedizione di Elzéard che ha nel rimboscare quel suolo, quel pezzo di terra, privata o comunale, all'uomo solitario non interessa. Ogni sera si dedica a contare le ghiande che pianterà il giorno dopo, e le sceglie con meticolosa cura, quasi fossero figlie sue. 

Jean dapprima intervista l'uomo su quella che a lui sembra una mera perdita di tempo, lasciandosi poi vincere dal Elzéard che aiuterà nel suo intento, anche se brevemente. 
Ma questo non importa, non importa quanto uno si dedichi ad una cosa, l'importante è dedicarne una goccia del nostro tempo e che quella goccia risulti di qualità ottima.
Jean riprende il suo cammino, non si può fermare a lungo come ospite dell'uomo. Il viaggiatore non sa però che ritroverà Elzéard anche negli anni a venire, quando si spingerà fin lassù, in quei villaggi che anche lui faticherà a riconoscere.

Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo,è una generosità senza pari, non ha mai ricercato alcuna ricompensa e ha lasciato tracce visibili, ci troviamo allora di fronte a una personalità indimenticabile.

Elzéard non ha lavorato per sé, si è dedicato alla Natura, sotto lo stupore di chi, ad un certo punto, si è ritrovato davanti quegli arbusti, quei tronchi esili che da lì a poco sarebbero diventati alti e robusti, Nell'incredulità della gente che crede sia solo frutto di un "miracolo divino", Elzéard lavora nascosto, nell'ombra, non vuole meriti, non vuole adulazioni, non lo fa per riceverne parole di gratitudine.
In queste poche righe sgorgano dall'uomo semplicità, dedizione, amore e altruismo, sentimenti che, in questa nostra società consumistica, fatichiamo a trovare.

Quando penso che un uomo, solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole. Ma, se metto in conto quanto c'è voluto di costanza nella grandezza d'animo e d'accanimento nella generosità per ottenere questo risultato, l'anima mi si riempie d'un enorme rispetto per quel vecchio contadino senza cultura che ha saputo portare a buon fine un'opera degna di Dio