venerdì 27 ottobre 2017

"Come le mosche d'autunno" di Irène Némirovsky


La storia di Tat'jana ha inizio in Russia per poi spostarsi in Francia tra il 1910 e il 1915.
Tat'jana è una nutrice russa, quella che accudisce e cresce i bambini, che li ha visti crescere, ha tracciato il segno della croce sui due fratelli prima che partissero per la guerra. Ha badato alla tenuta della famiglia quando per la troppa miseria il resto della famiglia è fuggito in Francia, aspettando ed accogliendo da sola, Jurij, tra le sue braccia quando è tornato stanco dalla guerra, da dove è scappato ed ora è ricercato. Lei ha cucito i gioielli di famiglia alla gonna e ha camminato per tre mesi fino ai pressi di Odessa per consegnare i monili ai Karin e permettere loro di raggiungere Marsiglia prima e Parigi dopo. La vecchia njanja va con loro e si ritrova a vivere una vita che non è la sua.
Tat'jana è una donna del Nord, nata e vissuta tra forti nevicate e venti gelidi. Tat'jana ha fatto da mamma e da nonna, è stata una donna di grande aiuto, una parte indispensabile della famiglia e allora, perché, con il passare degli anni lei, la vecchia nutrice, viene via via esclusa e a tratti trattata male? Ahimè il tempo passa per tutti e questa straordinaria creatura non è esclusa e Irène fa uscire dalla protagonista una tristezza infinita nata da dolorosi ricordi e un presente poco benevolo. Tutto ciò renderà la mente della povera nutrice sempre più instabile, l'età rende il suo corpo stanco e quasi incapace al più piccolo lavoretto. Lei che ha sempre lavorato tanto, dato tantissimo, si ritrova ad essere pressoché inutile, cosa non nascosta dalla famiglia stanca ormai di averla in casa. 
Tat'jana però sa che tra poco morirà ma solo quando rivedrà la sua amata e fredda neve, solo allora, saprà che è giunta l'ora di chiudere gli occhi e riposare per sempre.
Un libro carico di tristezza, ti lascia con un'enorme angoscia e ti spinge a riflettere su quanto queste poche pagine siano una copia, più o meno reale, della vita che viviamo, dell'importanza che diamo alle persone e al loro operato presente ma sopratutto passato.

"Camminavano avanti e indietro da una parte all'altra, in silenzio, come le mosche d'autunno, allorché, passati il caldo e la luce dell'estate, svolazzano a fatica, esauste e irritate, sbattendo contro i vetri e trascinando le ali senza vita."

"<<Questo sguardo l'ho sempre visto nei ritratti delle persone che dovevano morire giovani o in maniera tragica ... come se sapessero tutti in anticipo e se ne infischiassero... Povero Jurij, era il migliore di tutti noi...>>"

venerdì 20 ottobre 2017

"Incantesimo" di Rachel Hawkins


Sophie è una strega e quando scoperti i suoi poteri li usa combinando inevitabilmente dei disastri finisce alla Hecate Hall, una scuola, segregata su un'isoletta, per gente come lei: gente "speciale", ragazzi "diversi".
Il primo impatto non è dei migliori dal momento che si ritrova ad essere attaccata da una licantropo e l'unica cosa che in quel momento le viene da dire è "Cagnaccio", forse un po' poco per una strega ma se la cava grazie all'aiuto di uno stregone che prontamente interviene.
L'assegnazione delle camere prevede che lei condivida la stanza con l'unica vampira della scuola, creature ammesse solo recentemente all'interno della scuola, considerati mostri, dei meticci.
Come se non bastasse avrà modo di incontrare anche il trio di ragazze belle e snob che si incontrano in ogni scuola ed è grazie a loro che verrà a conoscenza di essere una strega oscura, quelle streghe che con i loro poteri possono evocare anche dei demoni. Il trio la metterà, però, anche in guardia da Jenna, la sua compagna di classe esclusa perché additata come assassina. 
Certo il soggiorno alla Hecate non sarà facile ma Sop è determinata a portare avanti il suo cammino nella scuola.
Il primo di una saga, libro sulla fascia adolescenziale, ha una partenza frivola ma se devo paragonarlo ad una passeggiata direi che è accostabile ad una escursione in montagna fatta un po' contro voglia, spronato a farla perché l'aria è buona e ti fa bene. Quindi pian piano parti, fatichi a carburare, le pagine come i passi vanno avanti a rilento, ti fermi e torni indietro di qualche passo perché ti sembra di non aver compreso qualche passaggio. Ogni volta che metti un piede davanti all'altro e le frasi si susseguono scopri di farlo sempre con più gusto fino ad arrivare alla cima, al punto migliore del libro e quindi prosegui con la lettura per vedere dove ti porta perché ne vuoi leggere sempre un pezzetto in più, vuoi arrivare sulla cima della montagna e goderti il panorama fin dove l'occhio te lo permette. 
Non sarà tra i libri più belli che abbia mai letto ma sicuramente l'autrice è arrivata a rapire al punto di dover continuare speditamente per sapere cosa succederà dopo e molto probabilmente proseguirò la lettura di tutta la saga.

martedì 10 ottobre 2017

"Sangue amaro" di Angela D'Angelo


Angela ci porta a Scampia, a conoscere un po' della realtà di quel posto e lo fa attraverso tre protagonisti: Greta una psicologa cresciuta a Posillipo, la parte benestante di Napoli, che ignora completamente il degrado di Scampia e delle Vele, fino a quando non trova un posto come educatrice in un centro di recupero per minori. 
Gabriele è il secondo protagonista della storia ed è un alunno di Greta, di cui conoscerà il fratello Antonio il nostro terzo protagonista, nonché tutore del fratellino.
Passo, passo Greta con la sua pazienza riuscirà ad aprirsi un piccolo varco in quella corazza impenetrabile e con molte difficoltà e altrettante incomprensioni, Antonio riuscirà ad aprire il suo cuore e la sua mente a quella giovane donna che non sembra affatto intimorita dalla vita che conducono i due fratelli.

Greta però ancora non si è scontrata con la realtà, con la "legge" delle Vele e questo accade nel momento in cui Toni si rifiuta di far entrare in casa sua della droga perché lui vuole rimanere pulito, non vuole più abbassare la testa e lo vuole fare unicamente per Gabriele, anche se questo, lo sa, porterà a delle conseguenze che non tarderanno ad arrivare, giusto il tempo di mettere in salvo il fratello tra le amorevoli braccia di Greta. 
La ragazza, messo in salvo a Posillipo il bambino, raggiunge Antonio ed è in quell'occasione che la realtà piomba addosso a lei come una doccia fredda. Ora il terrore domina i suoi occhi che non smetto di versare lacrime di paura e di rabbia. 
Scampia però è un posto difficile, la gente non perdona e l'unica via di fuga possibile per la salvezza di quella nuova famiglia, purtroppo per Antonio, è il trasferimento ma tutto si può fare in nome del fratellino. 

Un messaggio duro quello che ci manda il libro, un paese, un quartiere tra i più degradati dove gli spacci avvengono alla luce del sole. Una situazione che ti rende complice ancora prima di nascere se la tua famiglia è già "dentro la giro", perché Scampia i torti non li perdona ma la gente che conta se sei disposto a sporcarti le mani e a chiudere un occhio, o una tapparella, ti offre la sua protezione. 

sabato 7 ottobre 2017

"Zorro" di Margaret Mazzantini


Questa è la breve storia di Zorro, un uomo che si racconta e ci racconta chi era e chi è ora. 
Zorro è stato un bimbo nato e cresciuto in una famiglia modesta, con un papà regolarmente presente ed una mamma coraggiosa che si è rimboccata le maniche per crescere lui e Nanda, la sorella. 
Un bel giorno arriva Zorro, il cane, in casa loro, cane che, in breve tempo troverà un'altra sistemazione dal momento che in casa non è proprio il benvenuto. 
Zorro, l'umano, cresce, ha una vita normale e come fanno tanti alla fine decide di sposarsi ed condividendo la vita con Anna che si imbatte in un secondo cane, uguale a quello della sua infanzia, un altro Zorro. Questa volta è la moglie a non essere d'accordo, ed il cane è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, alla velocità della luce il matrimonio crolla a picco e l'uomo si sente costretto ad abbandonare il cane pur di fare un ultimo tentativo per recuperare il matrimonio. Tentativo che fallirà e per una serie di altri piccoli eventi Zorro si ritroverà senza nulla: senza casa, senza lavoro e senza soldi.
Così Zorro scopre la libertà, una vita fuori dalla schiavitù del denaro ma ben presto si accorgerà che la mente è subdola, e inizierà a parlare da solo perché tenersi tutto dentro fa andare in tilt il cervello e non avendo nessuno con cui parlare devi essere tu stesso entrambi i protagonisti della conversazione: quello che ascolta e quello che parla. 
Un libro di una brevità assoluta come breve e repentino può essere il cambiamento di una vita, un trillo, un campanello d'allarme perché di Zorro in Italia ce ne sono e sono di carne ed ossa. Una mazzata alla dignità umana dove riesce a sopravvivere solo chi riesce a rialzarsi, a guardare in faccia questa vita beffarda e a restituirle lo stesso riso di scherno per farle capire che sei li, pronto a lottare, ad andare avanti.

"Era la persona più coraggiosa che ho conosciuto. Quel tipo di coraggio che è solo delle donne, gli uomini non ce lo possono avere un coraggio così... così zitto."

"No, Zorro non pretende. Zorro non tende la mano, Zorro ha i pugni chiusi. Zorro ha fatto una scelta. Certo, il destino gli ha dato una mano, il calcione gli ha dato, il destino."