giovedì 30 giugno 2016

"Andrea e Lu e la zuppa di pesce stellare" di Emanuela Nava



Chi non vorrebbe passare il ricovero ospedaliera con Lu?
Andrea e Lu sono in un ospedale per bambini, il primo ricoverato per un malore, la seconda è stata operata.
Andrea scalpita per uscire dall'ospedale per raggiungere l'Angelo e il Diavolo, due artisti di strada, che sovente si appostano sotto la sua finestra per chiamarlo e il Diavolo non smette di ribadire al piccolo che è stanco di aspettarlo,
Fortunatamente al fianco del ragazzo c'è Lu, bambina africana che racconta le storie del suo paese e che con i petali delle rose, che puntualmente le infermiere mettono nei vasi, crea profumi e colori in grado di compiere incantesimi e meraviglie.

venerdì 24 giugno 2016

"L'amica geniale. Storia del nuovo cognome" di Elena Ferrante



Ritroviamo Lenuccia e Lila e tutti gli altri protagonisti narrati dalla Ferrante.
Torniamo col matrimonio di Lila e Stefano Carracci, proprietario di una redditizia salumeria che permetterà a Lila una vita agiata, come lei stessa sognava da piccola. Ogni cosa, però, ha un prezzo, infatti dopo il matrimonio Stefano si toglie la "maschera" e la giovanissima moglie scopre il lato violento ed instabile di lui, fino a far regredire la moglie dal suo percorso di emancipazione che aveva intrapreso Lila. 
Elana invece, lasciatasi con Antonio che parte per fare il militare, "scappa" dal rione per trasferirsi in Toscana dove studierà ed imparerà a vivere da sola. L'estate la riporterà a casa, nel rione, posto che non sente più suo e accompagnerà Lila in una vacanza ad Ischia per curare quest'ultima dalla sua "non voglia" di rimanere incinta. 
Quella vacanza porterà nuova luce negli occhi di Lila: le due amiche incontreranno casualmente Nino Sarratore, ragazzo di cui Elena è innamorata. Lila a sua volta, giorno dopo giorno, si innamora del ragazzo e...si scopre incinta. 
A questa vicenda fanno da contorno tutti gli altri personaggi del rione.
Il rapporto tra Lila ed Elena vacilla ma è più saldo che mai, continua ad esserci un rapporto di amore ed odio, stavolta amplificato ma continuano ad essere indispensabili l'una per l'altra. 
In questo secondo capitolo ci lasciamo con Elena che va ad una serata d'autore e, tra la folla, interviene lui....

mercoledì 15 giugno 2016

"Il mare non chiude mai" di Amaltea




Questo breve libro ci racconta la vicenda di una donna che, dopo aver tentato svariate volte di rimanere incinta, decide, assieme a suo marito, di inoltrarsi nell'iter burocratico quasi infinito dell'adozione.

"Per raccontare questo personaggio, ho deciso di prendere a prestito il nome di una capra: Amaltea, una madre animale più madre di tante madri umane.
A differenza della pecora, la capra non è completamente stolida, ma neanche troppo intelligente. Cioè, è di un'intelligenza media: se la cava bene a saltare da una rupe all'altra, osserva sempre un po' dall'alto, cosa che pià far apparire presuntuosa. Ma alla fine è una creatura altruista.
C'è da dire che Amaltea era una supercapra: allattò Zeus sul monte Ida, in quel di Creta, Saturno, il padre, lo avrebbe mangiato se non se ne fosse presa cura lei, amandolo come un vero capretto."


Sono pagine di vita reale, di una normalissima famiglia che decide di intraprendere questa strada, a volte davvero dura, anche perché la prospettiva è quella di una vita controllata anche dopo l'arrivo del o dei bimbi, il che di per se non è una cosa sbagliata ma se si pensa che si deve vivere sotto esame finché chi ti giunge dentro casa non ha raggiunto la maggiore età.
Le cose non sono semplici, prima c'è la lunga teoria, carte da fare e mille corse e altrettante code in vari sportelli dove ti trovi davanti qualche segretaria che la fotocopia te la fa anche se l'ufficio lo vieta, ma ti accorgi che è solo l'eccezione. La maggiore va per le dipendenti che metaforicamente ti chiudono lo sportello in faccia, cosa che poi, in un certo senso, succede davvero.

"Tutto, nella procedura della fecondazione assistita, porta a concepire l'esperienza come una cosa ad ostacoli. E alla fine, irrimediabilmente, sei vincente o perdente: di fronte ai medici, alla famiglia, agli amici  che ti seguono con affetto, alle persone che sanno. Ma sopratutto di fronte a te stessa."

Trapelano le emozioni di una madre adottiva che si sente sempre sotto esame, che è invasa dalla paura di sbagliare e a volte teme il confronto pur di essere consapevole che questo confronto presto o tardi ci sarà.

Amaltea, nome di fantasia (per tutelare se stessa e la sua famiglia, ovviamente) propone un romanzo fresco e leggere nonostante il tema affrontato, e gentilmente offre, nelle ultime pagine, una "guida" per chi intende intraprendere la strada dell'adozione.

"A partire dal momento in cui adottiamo, l'abbandono diventa una questione che ci riguarda. E allora  la manina sudata di Vladi prima di andare a dormire, quando chiede se sono proprio sicura che i mostri esistono solo nelle fiabe, è la nostra mano che suda.
Anna che si smarrisce dicendomi tra le lacrime: <<Mamma, non so perché non riesco a smettere>>. Sono io che non riesco a smettere.

Sofia che sente un rumore nell'altra stanza e si riscuote dal sonno come se avesse percepito il terremoto, sono io che mi alzo e corro a vedere cosa  c'è."

domenica 5 giugno 2016

I doni - Angiolo Silvio Novaro

Primavera vien danzando
vien danzando alla tua porta.
Sai tu dirmi che ti porta?

- Ghirlandette di farfalle,
campanelle di vilucci,
quali azzurre, quali gialle
e poi rose, a fasci e a mucchi.

E l'estate vien cantando
vien cantando alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?

- Un cestel di bionde pesche
vellutate, appena tocche;
e ciliege lustre e fresche
ben divise a mazzi e a ciocche.

Vien l'autunno sospirando
sospirando alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?

- Qualche bocca porporina,
nidi vuoti, rame spoglie,
e tre gocciole di brina,
e un pungel di morte foglie.

E l'nverno vien tremando,
vien tremando alla tua porta,
sai tu dirmi che ti porta?

- Un fastel d'aridi ciocchi,
un fringuello irrigidito;
e poe neve, neve a fiocchi,
e ghiacciuoli grossi un dito.

mercoledì 1 giugno 2016

L'ultima ora di Venezia - Arnaldo Fusinato

E' fosco l'aere, il cielo è muto,
ed io sul tacito veron seduto,
in solitaria malinconia
ti guardo e lagrimo,
Venezia mia!

Fra i rotti nugoli dell'occidente
il raggio perdesi del sol morente,
e mesto sibila per l'aria bruna
l'ultimo gemito della laguna.

Passa una gondola della città.
"Ehi, dalla gondola, qual novità?"
"Il morbo infuria, il pan ci manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!"

No, no, non splendere su tanti guai,
sole d'Italia, non splendere mai;
e sulla veneta spenta fortuna
si eterni il gemito della laguna.
Venezia! l'ultima ora è venuta,
illustre martire, tu sei perduta...
Il mordo infuria, il pan ti manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!

Ma non le ignivome palle roventi,
ne' i mille fulmini su te stridenti,
troncato ai liberi tuoi dì lo steame...
Viva Venezia!
Muore di fame!

Sulle tue pagine scolpisci, o Storia,
l'altrui nequizie e la sua gloria,
e grida ai posteri tre volte infame
chi vuol Venezia morta di fame!
Viva Venezia!
L'ira nemica la sua riuscita
virtude antica;

ma il morbo infuria, ma il pan le manca...
sul ponte sventola bandiera bianca!

Ed ora infrangasi qui sulla pietra,
finché è ancor libera,
questa mia cetra.
A te, Venezia,
l'ultimo canto,
l'ultimo bacio,
l'ultimo pianto!

Ramingo ed esule in suol straniero,
vivrai, Venezia, nel mio pensiero;
vivrai nel tempio qui del mio cuore,
come l'immagine del primo amore.

Ma il vento sibila,
ma l'onda è scura,
ma tutta in tenebre
è la natura:
le corde stridono,
la voce manca...

Sul ponte sventola
bandiera bianca!

"Arrivano i NAM" dii Piero Colaprico


Breve storia di guerriglia, scontri, pareggiamento di conti.
Le lotte avvengono tra ceti diversi, fronti politici opposti o etnie.
Un gruppo di giovani nonni che si sentono un po' come Robin Hood ma a differenza di quest'ultimo loro non rubano denaro ai ricchi per darlo ai poveri, bensì usano la giustizia "fai da te" quand'essa viene a mancare istituzionalmente, negli screzi giornalieri ma anche in ingiustizie ben più grandi.
I conti però vengono pareggiati solo quando il problema tocca uno del gruppo, giusto per sentirsi un po' più in pace con la coscienza.

Colaprico usa una linguaggio semplice e, un po' come tutti gli "Inediti d'autore", si legge facilmente tutto in meno di un'ora.
Il tema sono le guerriglie di strada, gli stessi protagonisti ricordano quando la guerra se la facevano tra compagni e camerate ma ora che sono cresciuti i problemi sono ben altri, e complice una giustizia assente, è tempo di mettere da parte la politica ed agire tutti assieme apoliticamente, apartiticamente, contro i problemi che vedono protagonista una Milano di decine di anni fa.