giovedì 1 settembre 2016

"L'uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono



E' un messaggio di riconciliazione dell'uomo con mdre natura, è un messaggio di rinascita della foresta e della vita là dove erano state incoscientemente annientate. [....] l'albero rappresenta .... l'espressione della vita, dell'equilibrio e della saggezza.

Questo libro è GIUSTO.
Questo libro fa riflettere.

Ci insegna a prenderci cura del luogo dove viviamo, e non intendo Verona, Milano, Parigi o New York, no, qualcosa di più grande, di immenso, con un valore che arriva alle stelle! La Terra, la nostra Terra, il suolo che ci ospita, che non ci chiede mai nulla in cambio ma che giornalmente sfruttiamo e priviamo della sua vita, della sua vitalità.
Tutti dovremmo prendere esempio da quel signore di mezza età, che vive sulle Alpi francesi, nella regione della Provenza, Jean ha la fortuna di incontrarlo sul suo cammino, di incrociarlo su un suolo arido, destinato a morire se non fosse per la dedizione di Elzéard che ha nel rimboscare quel suolo, quel pezzo di terra, privata o comunale, all'uomo solitario non interessa. Ogni sera si dedica a contare le ghiande che pianterà il giorno dopo, e le sceglie con meticolosa cura, quasi fossero figlie sue. 

Jean dapprima intervista l'uomo su quella che a lui sembra una mera perdita di tempo, lasciandosi poi vincere dal Elzéard che aiuterà nel suo intento, anche se brevemente. 
Ma questo non importa, non importa quanto uno si dedichi ad una cosa, l'importante è dedicarne una goccia del nostro tempo e che quella goccia risulti di qualità ottima.
Jean riprende il suo cammino, non si può fermare a lungo come ospite dell'uomo. Il viaggiatore non sa però che ritroverà Elzéard anche negli anni a venire, quando si spingerà fin lassù, in quei villaggi che anche lui faticherà a riconoscere.

Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo,è una generosità senza pari, non ha mai ricercato alcuna ricompensa e ha lasciato tracce visibili, ci troviamo allora di fronte a una personalità indimenticabile.

Elzéard non ha lavorato per sé, si è dedicato alla Natura, sotto lo stupore di chi, ad un certo punto, si è ritrovato davanti quegli arbusti, quei tronchi esili che da lì a poco sarebbero diventati alti e robusti, Nell'incredulità della gente che crede sia solo frutto di un "miracolo divino", Elzéard lavora nascosto, nell'ombra, non vuole meriti, non vuole adulazioni, non lo fa per riceverne parole di gratitudine.
In queste poche righe sgorgano dall'uomo semplicità, dedizione, amore e altruismo, sentimenti che, in questa nostra società consumistica, fatichiamo a trovare.

Quando penso che un uomo, solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole. Ma, se metto in conto quanto c'è voluto di costanza nella grandezza d'animo e d'accanimento nella generosità per ottenere questo risultato, l'anima mi si riempie d'un enorme rispetto per quel vecchio contadino senza cultura che ha saputo portare a buon fine un'opera degna di Dio

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