martedì 20 settembre 2016

"Io vi chiedo il diritto di morire" di Vincent Humbert


Deve essere terribile non ricordarsi la voce del proprio figlio, la voce di qualcuno che si ama.

"Io vi chiedo il diritto di morire", il titolo già dice tutto.
Ci troviamo immersi in un libro pregno di sentimento, di rabbia, di ostinazione, di... voglia di morire. Ebbene sì, in queste quasi 200 pagine si fa sentire forte e chiara la voce, se di voce si può parlare, di Vincent.
Vincent è un ragazzo francese, trovatosi nel letto di un ospedale, prima in coma e poi costretto a vivere da vegetale. Il ragazzo, una volta molto dinamico, non accetta la sua situazione di "morto vivente" e così, tramite un lungo e laborioso sistema inizia a comunicare con la madre prima, e in seguito con altre persone che non credevano possibile tale "miglioramento".

Quando appartenevo al mondo dei vivi, alla morte non ci pensavo neanche. Mi dicevo solo che se per caso fossi finito su una sedia a rotelle, mi sarei sparato. Ignoravo che un giorno mi sarei trovato in una situazione ancora più atroce, incapace di uccidermi da solo e nella condizione di morto vivente.

Sostanzialmente il libro racconta la vita di Vincent, toccando un tema che in alcuni stati è (quasi) un tabù: l'eutanasia. Un tema scottante sul quale si ha avuto modo di parlare in alcuni casi dove la morte era l'unica cosa che si inseguiva, grazie a gambe altrui, perché chi chiede il diritto di morire sono quelle persone private ormai della loro dignità. Fino a dove ci si deve spingere per tenere in vita una persona?! D'accordo sul fatto che la vita sia una cosa preziosa, ne abbiamo una e una volta persa nessuno ce la restituisce indietro però forse c'è da fare distinzione tra vita e "vita", dove nel secondo caso, sopratutto se in giovane età, perdi ogni abilità fisica, perdi l'uso di gran parte del cervello (vista, udito, la parola, la deglutizione...). Con questo non voglio dire che appena una persona entra in coma si può tranquillamente staccare la spina ma vorrei lasciare uno spiraglio aperto, una porta socchiusa per tutti coloro che, come Vincent, lottano perché il loro diritto alla morte venga riconosciuto.

In nome della libertà di scelta,
In nome della dignità umana,
In nome della dignità della persona,
Diamo la precedenza alla volontà individuale.
Difendere l'eutanasia è difendere la vita.

Il libro è stato possibile grazie al paziente aiuto di Frédéric Veille.

"Durante quelle lunghe ore passate al suo fianco per scrivere questo libro, la sua mano sulla mia trasmetteva grandi momenti di gioia, d'amore e di dolore.
I momenti di gioia erano belli. Vincent sorrideva, io sorridevo.
I momenti d'amore erano intensi. Vincent piangeva dentro, io ero sull'orlo delle lacrime.
I momenti di dolore erano terribili. Vincent si contraeva per gli spasmi, io stavo male per lui."

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