domenica 15 maggio 2016

La cavalla storna - Giovanni Pascoli.

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia,
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli occhi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:

"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d'otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non toccò mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
tu dài retta alla sua piccola mano.
Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
tu dài retta alla sua voce fanciulla".

La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:

"O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
Con lui c'eri tu e la sua morte.
O nata in selve tra l'ondate e il vento,
tu che tenesti nel cuore il suo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio, seguitasti la tua via
perché facesse in pace l'agonia..."

La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.

"O cavallina, cavallina storna,
che porta colui che non ritorna;
oh! due parole egli dové pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridiri.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l'eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole".

Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l'abbracciò su la criniera

"O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
A me, chi non ritornerà più mai!
Tu forsti buona... Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una, una cosa!
Tu l'hai veduto l'uomo che uccise:
esso t'è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa' cenno. Dio t'insegni come".

Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l'unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome... Sonò alto un nitrito.

Nessun commento:

Posta un commento