mercoledì 18 maggio 2016

"L'amica geniale" frasi

"Il suo proposito è stato sempre un altro: voleva volatilizzarsi; voleva disperdere ogni sua cellula; di lei non si doveva trovare più niente."

"A nessuno veniva in mente che Donato si prodigasse a quel modo per alleviare le fatiche della moglie. No: tutti i maschi delle palazzine, mio padre in testa, lo consideravano un uomo a cui piace fare la femmina, tanto più che scriveva poesie e le leggeva volentieri a chiunque."
Qui troviamo come la mentalità di una volta era chiusa e scindeva le due categorie: robe da maschi e robe da femmine: il limite è invalicabile.

"Passò poco e Rino, il fratello adorato di Lila, arrivò sotto scuola e diede molte mazzate a Enzo, che si difese appena. Rino era più grande, più grosso e più motivato. Non solo: Enzo non disse niente delle botte ricevute né ai suoi fratelli né ai cugini, che lavoravano tutti in campagna e vendevano frutta e verdura con la carretta. A quel punto, grazie a lui, finirono le vendette."
La "legge" del rione prevedere la regola del "dente per dente" fratelli più grandi, o parenti prossimi che fossero adolescenti, andavano a vendicare il torto fatto alla sorella minore. In questo caso Enzo pone fine a tutte queste vendette coraggiosamente, mettendo da parte l'orgoglio per qualcosa di più importante: la fine delle diatribe.

Quando Elena rifiuta un passaggio in auto dai fratelli Solara, i più ricchi del Rione, quelli che "dettano legge"
"Dissi no perché se mio padre fosse venuto a sapere che ero salita su quell'automobile [.....] mi avrebbe uccisa di mazzate subito, mentre in parallelo i miei due fratellini, Peppe e Gianni, sebbene piccoli di età, si sarebbero sentiti obbligati a cercare di ammazza i fratelli Solara. Non c'erano regole scritte, si sapeva che era così e basta"

"Glielo dissi sulla porta del negozio, quando anzi ero già in strada. Le raccontai che era stata la maestra Olivierro a imporlo ai miei genitori, promettendo di procurarmi lei stessa .. i libri usati. Lo feci perché volevo che si rendesse conto che ero più unica che rara e che, se pure fosse diventata ricca fabbricando scarpe insieme a Rino, non avrebbe potuto fare a meno mai di me come io non potevo fare a meno di lei."
C'è una sorta di dipendenza di Elena nei confronti di Lila, la prima non riesce a stare senza la seconda tanto che si trova quasi moralmente autocostretta ad essere brava, ad eccellere in qualcosa in cui l'amica non è così brava, per un senso di accettazione, come fosse una qualità a cui Lila non può rinunciare.

"Di sicuro stava accadendo, con quel giro in macchina, qualcosa di rilevante, eppure Lila non aveva saputo o voluto fornirmi gli elementi necessari per capire. [...] Lei era così, rompeva equilibri solo per vedere in quale altro modo poteva ricomporli."

"-No, voglio bene a un altro.
- Chi è?

- Stefano
- Lo sapevo già, ma non ci potevo credere.
- Ci devi credere, è così.
- Ammazzerò te e lui
- Con me ci puoi provare subito.
Marcello si staccò dal lampione, di furia, ma con una specie di rantolo si morse a sangue la destra chiusa a pugno.
- Ti voglio troppo bene e non lo posso fare
- Allora fallo fare a tuo fratello, a tuo padre, a qualche amico vostro, può essere che loro sono capaci. Però chiarisci a tutti che dovete ammazzare prima me. Perché se toccate altro mentre sono viva, sono io che vi ammazzo, e lo sai che lo faccio, comincio da te.

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