mercoledì 15 giugno 2016

"Il mare non chiude mai" di Amaltea




Questo breve libro ci racconta la vicenda di una donna che, dopo aver tentato svariate volte di rimanere incinta, decide, assieme a suo marito, di inoltrarsi nell'iter burocratico quasi infinito dell'adozione.

"Per raccontare questo personaggio, ho deciso di prendere a prestito il nome di una capra: Amaltea, una madre animale più madre di tante madri umane.
A differenza della pecora, la capra non è completamente stolida, ma neanche troppo intelligente. Cioè, è di un'intelligenza media: se la cava bene a saltare da una rupe all'altra, osserva sempre un po' dall'alto, cosa che pià far apparire presuntuosa. Ma alla fine è una creatura altruista.
C'è da dire che Amaltea era una supercapra: allattò Zeus sul monte Ida, in quel di Creta, Saturno, il padre, lo avrebbe mangiato se non se ne fosse presa cura lei, amandolo come un vero capretto."


Sono pagine di vita reale, di una normalissima famiglia che decide di intraprendere questa strada, a volte davvero dura, anche perché la prospettiva è quella di una vita controllata anche dopo l'arrivo del o dei bimbi, il che di per se non è una cosa sbagliata ma se si pensa che si deve vivere sotto esame finché chi ti giunge dentro casa non ha raggiunto la maggiore età.
Le cose non sono semplici, prima c'è la lunga teoria, carte da fare e mille corse e altrettante code in vari sportelli dove ti trovi davanti qualche segretaria che la fotocopia te la fa anche se l'ufficio lo vieta, ma ti accorgi che è solo l'eccezione. La maggiore va per le dipendenti che metaforicamente ti chiudono lo sportello in faccia, cosa che poi, in un certo senso, succede davvero.

"Tutto, nella procedura della fecondazione assistita, porta a concepire l'esperienza come una cosa ad ostacoli. E alla fine, irrimediabilmente, sei vincente o perdente: di fronte ai medici, alla famiglia, agli amici  che ti seguono con affetto, alle persone che sanno. Ma sopratutto di fronte a te stessa."

Trapelano le emozioni di una madre adottiva che si sente sempre sotto esame, che è invasa dalla paura di sbagliare e a volte teme il confronto pur di essere consapevole che questo confronto presto o tardi ci sarà.

Amaltea, nome di fantasia (per tutelare se stessa e la sua famiglia, ovviamente) propone un romanzo fresco e leggere nonostante il tema affrontato, e gentilmente offre, nelle ultime pagine, una "guida" per chi intende intraprendere la strada dell'adozione.

"A partire dal momento in cui adottiamo, l'abbandono diventa una questione che ci riguarda. E allora  la manina sudata di Vladi prima di andare a dormire, quando chiede se sono proprio sicura che i mostri esistono solo nelle fiabe, è la nostra mano che suda.
Anna che si smarrisce dicendomi tra le lacrime: <<Mamma, non so perché non riesco a smettere>>. Sono io che non riesco a smettere.

Sofia che sente un rumore nell'altra stanza e si riscuote dal sonno come se avesse percepito il terremoto, sono io che mi alzo e corro a vedere cosa  c'è."

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